Tutto cominciò tra il 1969 ed il 1971 con
la nascita della Fiat 128, la cui versione berlina
fu presentata nel 1969, successivamente (1971)
affiancata dalla versione coupè. La berlina
quattro porte era una media senza slanci particolari
(anche se c'era la 2 porte "rallye 1300" che aveva
prestazioni di tutto rispetto), mentre la coupè
era una piacevole sportiva a quattro posti.
Mancava una spider. Così i dirigenti di
allora incaricarono Bertone
di vestire il motore 1300 da 75 cv della 128 coupè,
il progetto aveva la sigla
X1/9. Si trattava di un'unità
concepita per la trazione anteriore e per essere
disposta trasversalmente. Per cui: o si faceva
una versione cabrio a trazione anteriore della
128 oppure si spostava il motore in posizione
posteriore centrale (lasciando nel cofano anteriore
i radiatori), creando una spider molto particolare.
Per la nascente scoperta fu scelta la seconda
soluzione.
Superata l'iniziale ostilità della dirigenza
Fiat, Bertone riuscì ad imporre le sue
idee sulla meccanica ed iniziò a realizzare
figurini e modelli in scala rappresentante la
vettura. Le linee guida furono subito chiare:
la vettura sarà tipo "targa", in altre
parole con il tettuccio rigido asportabile sostenuto
da un robusto montante posteriore. Il design (dalla
matita di Marcello Gandini,
all'epoca designer di Bertone) risulterà
ispirato ad un precedente prototipo di Bertone,
la Runabout,
presentato già nel 1969 e realizzato sulla
meccanica dell'A112 (successivamente gli sarà
montato il motore Fiat 128).
Finalmente nel novembre del 1972,
sul mitico percorso della Targa Florio in Sicilia,
viene presentata alla stampa la nuova spider Fiat.
Il nome definitivo? "X1/9"
(riprendendo la sigla interna del progetto)! La
vettura appare bassa, slanciata, con pochissime
cromature e con un interno moderno. La meccanica
è la stessa della 128: 1290cc per 75cv
a 6000rpm (il motore differiva da quello della
berlina per la differente disposizione d'alcuni
accessori), sospensioni McPherson, cambio a quattro
rapporti e velocità massima di 170 km/h.
Il tutto per un milione e ottocentomila di lire
italiane.
Nel 1974 l'operazione X1/9 giunge quasi alla maturità,
iniziando la produzione e la vendita della versione
per gli Stati Uniti. All'epoca, in America, la
Fiat aveva un mercato molto particolare: infatti,
in USA le berline 124 e 128 incontrarono un timidissimo
successo, mentre le 850 spider e le bellissime
124 spider riscossero un gran numero di consensi.
Una sorte affine a queste ultime sarà riservata
anche alla X1/9. Il primo lotto di diecimila unità
si esaurì in poco tempo e la produzione
del 1975 fu quasi interamente dedicata agli Stati
Uniti; le X1/9 destinate al mercato americano
erano dotate di catalizzatore e condizionatore
(come optional).
Nel 1974 dal Reparto Corse
della Fiat nasce la X1/9
Abarth: nata per essere destinata ai
rallies, monta il motore della Fiat 124 Abarth
Rally di 1.840cc, alimentato da due carburatori
doppio corpo e con distribuzione a 4 valvole per
cilindro, per una potenza max di 200 cavalli a
7.600 giri al minuto; la vettura, pesante solo
750 Kg, è caratterizzata da alettoni e codolini,
prese d'aria sul cofano anteriore, presa d'aria
a periscopio sul motore centrale, fari anteriori
rettangolari fissi, fanaleria supplementare circolare,
cerchi in lega leggera Cromodora. Ci sono tutte
le premesse per primeggiare nelle competizioni
rally, ma purtroppo questa vettura ha vita breve:
le scelte politiche del gruppo Fiat finiscono
per privilegiare il lancio della Fiat 131 al grande
potenziale della X1/9 Abarth; il progetto
termina tra la grande delusione degli addetti
ai lavori.
Nel
1975, viene esposta al Salone di Ginevra prima
e a quello di Parigi poi, la X1/9 Icsunonove
Dallara, auto da corsa progettata con
l'ing. Giampaolo Dallara e destinata alle gare
del Campionato Mondiale Marche Gruppo5 "Silhouette";
la vettura monta un motore che mantiene la cilindrata
di 1.290cc, testata con quattro valvole per cilindro,
alimentato ad iniezione Kugelfischer: potenza
max di 192 cavalli a 9.700 giri al minuto; il
cambio è a 5 marce ad innesti frontali con differenziale
autobloccante; la vettura raggiunge i 230 Km/h.
A partire dal 1976 vengono allestite una decina
di x1/9 dallara di 1300cc, alle quali si aggiungeranno
altre vetture con cilindrata maggiorata a 1600cc
sempre 16v.
Dal 1976 iniziarono le prime consegne della "X1/9
Serie Speciale" (l'auto subisce un leggero restyling:
le più evidenti modifiche sono uno spoiler
anteriore più grande e l'aggiunta di decalcomanie);
intanto la X1/9 riscuote un successo strepitoso
nel Regno Unito, il quale diventerà il
secondo mercato (dopo gli USA) per il modello.
Nel 1978 si raggiunse il traguardo delle 100.000
vetture prodotte e, nell'ottobre dello stesso
anno, a Birmingham (Inghilterra), fu presentata
la "X1/9 Five Speed",
ultima tappa significativa nella vita della X1/9.
Cilindrata da 1300cc a 1500cc; la meccanica, questa
volta, derivava dalla nuova media, la Ritmo 75,
il cui monoalbero di 1,5 litri erogava, nella
versione montata sulla sportiva, 85 cv (in luogo
degli originari 75), capaci di spingere, grazie
anche al nuovo cambio a cinque rapporti, la X1/9
a oltre i 180 km/h. Esteticamente si notano i
paraurti ad assorbimento, conformi alle leggi
statunitensi, montati anche sulle versioni europee
in luogo dei vecchi paracolpi a lamina, uno spoiler
anteriore più ampio ed un cofano motore
più voluminoso (conformato in tal modo
per accogliere la nuova meccanica). La plancia
e tutta nuova, con un design più consono
agli anni '80 e con una migliore ergonomia. La
versione USA della Five Speed aveva, a causa dei
dispositivi di "depollution" valori di potenza
oscillanti tra i 66 ed i 67 cv. Intanto, il successo
in America aumentava e ciò suggerì
alla Fiat di potenziare la propria gamma dedicata
agli USA, investendo ingenti capitali nello sviluppo
di modelli quali la "Brava" (la nostra 131) e
la "Strada" (la Ritmo) che si rivelarono un autentico
fallimento (nonostante la stampa del luogo accolse
molto bene la gemella della nostra Ritmo).
Tra la fine degli anni '70 ed il 1982, si completa
la dismissione da parte della Fiat delle linee
di produzione della vettura, che passarono sotto
il completo controllo della Bertone
(che apporrà i suoi marchi in luogo degli
originari stemmi "Fiat"). Dal 1982, poi, le vetture
destinate agli Stati Uniti montarono un nuovo
sistema d'alimentazione ad iniezione elettronica,
che permise il raggiungimento della soglia dei
75 cv, 8 in più rispetto alle versioni
precedenti. Intanto la gamma fu arricchita dalle
versioni "IN" e "VS", con carrozzeria
bicolore (che si affiancavano alla base monocolore)
e interni più raffinati. Per l'esportazione,
le ultime versioni della X1/9 erano dotate di
un spoiler posteriore. Alla fine del 1988 termina,
dopo circa 174.000 unità, la produzione
della "Fiat Bertone X1/9": gli ultimissimi esemplari
furono assemblati e venduti sino al 1989
nella livrea della serie speciale, riservata ai
mercati d'esportazione, denominata "Gran Finale".
Tuttavia il progetto X1/9 non fu sfruttato a fondo:
rimasero nel cassetto una versione 2+2 (della
quale fu realizzato un esemplare, esteticamente
molto discutibile), un esemplare con la scocca
interamente in alluminio, un paio di versioni
GT cabrio (prive del montante posteriore) ed un
paio di prototipi sui quali furono adottate alcune
soluzioni diverse rispetto al modello originario.
Oggi la X1/9 rivive una seconda giovinezza grazie
all'impegno e alle attività del Club che
mira a valorizzare e preservare il modello oltre
che a riunire gli appassionati.
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